Nel mondo del calcio l’osservatore o talent scout, è una figura fondamentale nella scoperta di giovani talenti che un domani potranno giocare nei massimi campionati. Questa figura si occupa di curare relazioni su giovani calciatori per avere una valutazione dal punto di vista tecnico, tattico e della personalità e segnalarli al responsabile del settore giovanile.

Questo è il compito svolto da Giancarlo Bocelli, capo scouting del Modena FC, e dai suoi collaboratori: “Siamo costantemente alla ricerca di possibili talenti per i settore giovanile”. Giancarlo prosegue dicendo: “Tutte le settimane ho un elenco dei giocatori visionati; la decisione finale sul singolo ragazzo spetta prima a me poi a Melotti essendo il direttore del vivaio gialloblù”.

Ormai da un anno Bocelli svolge questo lavoro con passione e dedizione all’interno del Modena; prima di entrare a far parte della famiglia canarina è stato allenatore delle giovanili del Parma e poi della Reggiana. Originario di Parma, il capo degli osservatori, compie 60 km per recarsi a Saliceta e in sede ogni giorno, proprio perchè questa mansione richiede un confronto continuo con Mauro Melotti e Stefano Casolari; a questo si aggiungono gli impegni durante il weekend sui campi da gioco.

Com’è nata la collaborazione con il Modena?

“Tramite Mirco Martinelli, mio grande amico, ho conosciuto Melotti con cui si è instaurato un rapporto di stima reciproca; in trent’anni di calcio un legame come questo non mi era mai capitato. In un primo tempo mi è stato affidato il ruolo di semplice osservatore, successivamente quello da dirigente”.

Il rapporto lavorativo con Melotti è continuo, vi confrontate spesso?

“In quest’ambito il rapporto lavorativo è per forza di cose continuo; si va dal giudizio tecnico sui ragazzi a quello sulle partite. Sono decisioni importanti da prendere insieme a lui e a Marco Fava, vice responsabile del settore giovanile”.

Nella situazione attuale come viene svolta la tua attività?

“Ora sono sempre a Saliceta per seguire gli allenamenti, visto che non ci sono le partite ufficiali in questo momento è importante osservare e giudicare i nostri giocatori sotto l’aspetto tecnico, dell’impegno, dell’educazione e della crescita. L’unico ruolo che non ha subito variazioni e dove stiamo continuando a provare atleti è quello del portiere. In tal caso noi individuiamo e proponiamo giocatori; sarà Garuti, insieme a Venturelli, a valutarli”.

La mole di lavoro è diminuita con la sospensione dei campionati?

“Attualmente è un lavoro molto di ufficio. In una situazione normale considerando i campionati, si possono vedere quattro partite in due giorni. In base alla categoria per ogni ragazzino si devono stilare schede differenti. Per questo nella stagione corrente ho voluto suddividere i miei quindici osservatori in gruppi di tre o quattro per annata, in modo da studiare attentamente le caratteristiche dei diversi giocatori. La settimana successiva ci riuniamo per confrontarci sulle schede dei possibili acquisti. Prima di fare ciò è fondamentale guardare gli allenamenti e le gare dei nostri ragazzi per sapere su che livello basare le valutazioni, avendo un paragone tra i campionati giovanili professionistici e quelli dilettantistici. È un lavoro molto impegnativo che ti tiene occupato sette giorni su sette, ma quando lo si svolge con interesse e cura nei dettagli la stanchezza passa in secondo piano”.

A tuo modo di vedere quant’è importante dare spazio ai giovani nel calcio di oggi?

“A mio modo di vedere, prendendo spunto anche dalla nazionale di Mancini, è molto importante che le società credano nei giovani; fa parte di una cultura che in Italia è ancora poco radicata nella stragrande maggioranza delle giovanili. Il Modena è stata una delle pochissime squadre ad investire parecchio nei giovani; significa che la proprietà oltre ad ambire alla serie cadetta ha a cuore il settore giovanile. Senza considerare Abiuso, in prima squadra rimangono fissi sempre tre o quattro giocatori della Primavera. Questo deve essere motivo di orgoglio ma anche il punto di partenza per costruire un rigoglioso vivaio”. (Edoardo Pagani)